Dr. Casetta Giovanni | Specialista in Urologia e Oncologia.

L'ingrossamento prostatico
è una delle più comuni malattie nel sesso maschile e si manifesta
nel 50% dei pazienti al di sopra dei 50 anni con l'insorgenza di
disturbi ad urinare (getto minzionale debole, difficoltà ad iniziare
la minzione, necessità di recarsi molte volte in bagno, necessità di
urinare anche la notte, infezioni frequenti); nei casi più gravi è
addirittura necessario posizionare un catetere vescicale per
impossibilità del paziente ad urinare. Nelle persone che soffrono di
questo disturbo le dimensioni della prostata, con l'avanzare
dell'età, possono arrivare a superare anche di due o tre volte le
dimensioni normali, fino ad arrivare alle dimensioni di un piccolo
arancio. Inizialmente l'ingrossamento prostatico è trattato con
farmaci (tamsulosina, alfuzosina, silodosina, dutasteride, etc);
tuttavia, quando la terapia farmacologica fallisce o cessa di
funzionare, si ricorre alla chirurgia.
• l'adenomectomia prostatica, un intervento "a cielo aperto": viene
eseguito un taglio sulla cute del paziente per poter accedere alla
prostata e rimuovere la parte ingrossata. Questo intervento può
essere definito superato e non dovrebbe più essere proposto ai
pazienti quando sono disponibili i moderni trattamenti endoscopici
con laser.
• la TURP (resezione prostatica trans-uretrale): è un intervento
endoscopico, nel quale non viene incisa la cute del paziente, ma
viene resecata dall'interno la porzione centrale della prostata, che
causa i sintomi urinari.
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